Urban farming: a che punto siamo

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Sulle nostre pagine abbiamo parlato spesso di idroponica e vertical farming, due soluzioni che sembrano andare davvero incontro al bisogno di sfamare una popolazione mondiale in continua crescita evitando lunghi ed energivori tempi di trasporto delle merci.

Uno dei migliori esempi di urban farm a coltura idroponica si chiama Square Roots e ha sede nel quartiere di Brooklyn a New York. La “fattoria” è organizzata in questo modo: l’insalata, gli ortaggi a foglia e le erbe aromatiche vengono coltivati in container di grosse dimensioni. La luce necessaria per la coltivazione è fornita da LED di colore blu e rosso. L’irrigazione è consentita mediante un sistema capillare che permette di ridurre a minimo gli sprechi. Le piante non crescono su una superficie orizzontale, ma verticale, per risparmiare spazio. Temperatura e umidità sono controllate con estrema cura, anche in remoto mediante un’applicazione da smartphone. Questo tipo di coltura ha vari indubbi vantaggi: il consumo dell’acqua è ridotto minimo, l’impronta ecologica del trasporto dei prodotti agricoli è quasi ininfluente perché le distanze tra produttori e consumatori sono ridottissime. Perché l’urban farming diventi davvero un’alternativa all’agricoltura tradizionale bisogna ancora risolvere il problema dell’alto consumo di energia elettrica da parte dei LED e dell’impianto di condizionamento dell’aria. Inoltre, finora è stato possibile coltivare con questi metodi soltanto verdure a foglia, perché gli altri tipi di ortaggi e di frutta necessitano di una quantità di energia ben maggiore. Ma la ricerca prosegue e promette bene.


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