Tecnologie per indurre la pioggia: la proposta di Weather Modification
Di NicolettaWeather Modification International è una società con sede nel North Dakota (USA), specializzata nell’utilizzo di aerei che rilasciano all’interno delle nubi delle sostanze chimiche capaci di indurre una maggiore quantità di pioggia.
La tecnica del cloud seeding esiste da circa cinquant’anni, ma con i cambiamenti climatici in atto e la crescita della popolazione mondiale richiede più che mai dei perfezionamenti e un aumento degli interventi. Si ritiene che due terzi della popolazione mondiale si troveranno ad affrontare la carenza idrica – per questo motivo è necessario investire molto di più in questa soluzione.
La tecnologia in questione rileva le nuvole con elevata umidità e le “aiuta” ad accelerare il processo di caduta della pioggia. Non crea la pioggia dal nulla, poiché non è in grado di far comparire delle nubi dove non ve ne sono. In pratica viene iniettata nelle nuvole una piccola quantità di una sostanza chimica inerte, una miscela di ioduro d’argento e acqua: la nube si condensa attorno alle nuove particelle e diventa pesante, per poi rilasciare l’acqua sotto forma di precipitazione.
Secondo Weather Modification sarebbe opportuno concentrarsi soprattutto sulla produzione di neve, che a differenza della pioggia si scioglie lentamente, alimentando torrenti e fiumi in maniera graduale. Secondo i calcoli la nuova tecnica potrebbe servire a fare aumentare l’accumulo di neve e precipitazioni tra il 10% e il 20%.
Chi crede molto in questo tipo di progetti sono le aziende proprietarie di centrali idroelettriche. Una società di questo tipo dell’Idaho ha investito più di 3 milioni di dollari in un programma di inseminazione delle nuvole per incrementare il manto nevoso nelle montagne più alte di quello stato, raggiungendo un incremento del 8% al 15% nella quantità di neve – che in soldoni si è tradotto nell’approvvigionamento elettrico di 60.000 famiglie in più rispetto alla situazione “naturale”.
Naturalmente restano degli interrogativi irrisolti sull’impatto a lungo termine del cloud-seeding e sugli eventuali effetti negativi della ricaduta di ioduro d’argento per il pianeta.
Cos’è il cloud seeding
Il cloud seeding, noto anche come semina delle nuvole, è una tecnica utilizzata per influenzare il comportamento delle nuvole e le precipitazioni atmosferiche. Questa pratica coinvolge l’introduzione controllata di particelle o sostanze in determinate nuvole al fine di stimolare la formazione di goccioline d’acqua o cristalli di ghiaccio, con l’obiettivo di aumentare le precipitazioni.
Le particelle o sostanze utilizzate nel cloud seeding possono includere sali, come il cloruro di sodio (sale da cucina), oppure composti come l’ioduro d’argento. Queste particelle agiscono da nuclei di condensazione attirando l’acqua dall’aria circostante e favorendo la coalescenza delle goccioline, che può portare alla formazione di pioggia o neve, a seconda della temperatura dell’aria.
Il cloud seeding è stato utilizzato in diverse parti del mondo per vari scopi, tra cui:
- Aumento delle precipitazioni: In aree soggette a siccità, il cloud seeding è stato utilizzato per stimolare la formazione di piogge o neve al fine di aumentare la disponibilità di acqua dolce.
- Mitigazione degli incendi boschivi: In alcune regioni, il cloud seeding è stato utilizzato per indurre precipitazioni nelle vicinanze di incendi boschivi al fine di limitarne la diffusione.
- Controllo delle precipitazioni: Alcune nazioni hanno utilizzato il cloud seeding per influenzare la quantità e la distribuzione delle precipitazioni, ad esempio per garantire condizioni climatiche favorevoli durante grandi eventi all’aperto o in occasione di coltivazioni agricole.
- Ricerca scientifica: Il cloud seeding è stato anche utilizzato per scopi di ricerca scientifica allo scopo di comprendere meglio i processi atmosferici e l’efficacia di questa tecnica nel modificare le precipitazioni.
Tuttavia, il cloud seeding è un argomento controverso. Mentre alcuni studi hanno suggerito che può avere un certo impatto sulle precipitazioni, altri studi non hanno trovato prove conclusive dell’efficacia di questa pratica. Inoltre, ci sono preoccupazioni legate agli effetti ambientali, alla distribuzione equa delle precipitazioni e alla possibile alterazione dei normali modelli meteorologici.
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