Scarti del frantoio per olive: volendo non se ne perde nulla
Di NicolettaQuest’anno l’industria italiana dell’olio d’oliva è alle prese con un’annata difficile che ha ridotto la produzione di olive di quasi il 50%.
Colpa delle anormali condizioni climatiche e di alcune malattie degli olivi che portano a una riduzione del giro d’affari del settore.
La crisi però può anche diventare un’opportunità per le aziende che sapranno andare nella direzione di sfruttare e valorizzare al massimo ogni scarto della lavorazione, per ridurre o azzerare le spese di smaltimento dei rifiuti e giungere finalmente a una produzione agricola a impatto zero. Una scelta di un certo peso anche per l’intera economia italiana, considerando il fatto che, in annate ‘normali’ l’Italia è insieme alla Spagna il maggiore produttore di olio d’oliva al mondo.
Fino a qualche tempo fa i residui prodotti dai frantoi oleari costituivano un problema: difficili da smaltire perché contenenti sostanze azotate, grassi, zuccheri e minerali come magnesio, calcio, fosforo e potassio – nonché batteri e fitotossine. Pensate che a parità di peso, i prodotti di scarto della produzione di olio d’oliva sono 200 volte più inquinanti delle acque reflue domestiche. Ma ad ogni problema, può spesso corrispondere una soluzione.
Ecco quali sono i principali processi produttivi che possono attivare gli scarti del frantoio:
* essiccazione e macinatura del nocciolino delle olive, che diventa un combustibile non inquinante;
* essiccazione della polpa dell’oliva e suo utilizzo come integratore alimentare per gli allevamenti di bovini o suini oppure come compost per la fertilizzazione ecocompatibile dei terreni;
* uso delle acque di vegetazione contenute all’interno delle olive come fertilizzanti agricoli;
* utilizzo delle acque di vegetazione per l’estrazione di polifenoli per farmaci antinfiammatori, integratori alimentari antiossidanti e cosmetici.
Dagli scarti dell’olio extravergine d’oliva si ricavano ottimi cosmetici naturali
Una felice intuizione dei ricercatori del Laboratorio Innovazione Agro-Industriale ENEA, studiando le acque di vegetazione, hanno capito che potevano essere filtrate attraverso speciali membrane e trasformate (senza utilizzo di solventi chimici, ma solo acqua e procedimenti naturali) per ricavarne polifenoli e acqua. I polifenoli sono una sostanza assolutamente naturale, impiegabile per fabbricare farmaci antinfiammatori e integratori alimentari antiossidanti, cosmetici antietà e conservanti alimentari. Oltre alle acque di vegetazione, sono anche filtrabili le potature degli ulivi – ricchi delle stesse sostanze e producibili in mesi dell’anno diversi.
Dopo alcuni anni di attesa dalla registrazione del brevetto, esso è stato finalmente acquistato dalla Phenofarm, con sede nel Lazio, territorio che produce grandi quantità di olio EVO. Ora l’azienda può vantare la produzione di fitocomplessi naturali, privi di solventi, clean-label, derivanti da materiali vegetali tracciati, prodotti mediante processi ecosostenibili e a basso impatto ambientale.
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