Scarti della viticoltura: preziosi per la filiera ecologica
Di NicolettaLa viticoltura italiana sta facendo importanti passi avanti per quanto concerne il rispetto dell’ambiente. Sempre più spesso si sente parlare di consorzi che convincono i propri iscritti a utilizzare i prodotti meno inquinanti (vedi ad esempio il Progetto Vino Libero). Stanno aumentando anche gli studi sulla biodiversità delle viti italiane, con la mappatura e recupero di vitigni secolari dal DNA prezioso: prelevando alcune gemme delle migliori si può dare vita a barbatelle da impiantare, ognuna delle quali può presentare delle piccolissime mutazioni genetiche e dare origine a una varietà leggermente diversa di una singola specie di vitigno.
Il manuale del viticoltore amico dell’ambiente ha però anche altre regole da adottare per preservare e migliorare il territorio in cui vive: ad esempio, quelle che riguardano gli scarti della potatura dei vigneti, di solito effettuata dopo la vendemmia. Se tradizionalmente questi scarti venivano bruciati nei campi o al massimo macinati in loco per produrre humus (operazione che però implicava il rischio di sviluppo di malattie), oggi si tenta di riutilizzarli il più possibile, facendoli passare dallo status di “sottoprodotti” a veri e propri materiali di valore.
Ad esempio, i sermenti di potatura vengono macinati e posti in cumuli coperti e protetti dal sole. Una parte di essi potrà essere utilizzata come biocombustibile in caldaia e produrre calore. Un’altra parte, miscelata con la vinaccia può invece andare a produrre del compost che servirà da fertilizzante per il vitigno stesso, diminuendo la necessità di acquisto e trasporto di altri concimi e sostanze per rigenerare il terreno.
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