Quando la siccità non molla, si passa al dry farming
Di NicolettaMentre molte aree del mondo sono sommerse da piogge incessanti, altre sono attanagliate da una siccità che non dà tregua. E’ il caso della California, dove la situazione quest’anno è drammatica anche nella Central Valley, da sempre considerata come l’orto e il frutteto dell’America. I consumi di acqua devono essere ridotti al minimo e a subirne le conseguenze più pesanti sono gli agricoltori, che avrebbe bisogno dell’80% dell’acqua disponibile e che invece si trovano in ambasce. La difficile situazione ha portato a un maggiore interesse per la pratica del dry farming ovvero dei metodi di coltivazione applicati nelle regioni con piogge molto scarse, anche conosciuti come “aridocoltura”.
Bisogna sapere che in California le precipitazioni non sono distribuite durante tutto il corso dell’anno, ma sono concentrate intorno al mese di febbraio, molto prima dell’inizio della stagione della semina. Gli agricoltori devono quindi imparare a catturare l’acqua dei temporali prima che essa scorra via nei fiumi e verso l’oceano. E’ essenziale creare un terreno di superficie (o soprassuolo) che trattenga al massimo l’umidità fino al momento in cui si pianteranno le colture. Deve essere uno strato sottile molto ben arato.
I risultati sono sorprendenti: ad esempio, i pomodori coltivati con il dry-farming arrivano a maturazione con un gusto sublime, anche se le piante sembrano quasi morte. In effetti, la minore irrigazione si traduce in migliori qualità organolettiche. Questo è vero almeno per alcune cultivar – ma occorre trovare la migliore facendo varie prove. C’è chi grazie a trucchi simili riesce a coltivare senza irrigazione meloni, zucche, patate, uva e aglio. Le radici delle piante tendono a scendere molto in profondità nel terreno per cercare acqua. Nel complesso, la quantità di frutta o ortaggi non irrigati è minore, ma il loro sapore è così buono che la concorrenza è facile da battere e quindi le vendite alla lunga risultano migliori.
Senza contare altri vantaggi inattesi dell’aridocultura: le erbacce prosperano meno, così come gli agenti patogeni fungini e gli insetti nocivi, diminuendo la necessità di usare pesticidi. Se non c’è acqua, le spese per il pompaggio dell’acqua e la manutenzione degli impianti sono ridotte al minimo – e anche questo è un fattore che fa abbassare i prezzi.
Non dimentichiamo infine che alcune colture possono fare totalmente a meno dell’irrigazione e forse sarebbe il caso di riconvertire molti terreni e le nostre abitudini alimentari in questa direzione. Ad esempio fichi, albicocche, olive, noci, mandorle, fichi d’india e carrube sono cibi che sulle coste mediterranee prosperano da che mondo è mondo – senza alcun bisogno di impianti irrigui.
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