Qualche chiarimento su PFU e contributo pneumatici fuori uso

Di
pneumatici discarica

L’acronimo PFU nasce nel momento in cui si fa viva l’esigenza di provvedere allo smaltimento degli Pneumatici Fuori Uso. Perché incrementare il riciclo dei rifiuti trasformandoli in qualcos’altro è un diritto/dovere di tutti, oltre che qualcosa di ecologicamente ed eticamente corretto.

Il problema dello smaltimento degli pneumatici è stato veramente enorme per molti anni: a volte si tratta di uno o due gomme abbandonate da privati per semplice inciviltà, ma più spesso sono vere e proprie montagne di pneumatici abbandonati. La scena dello scempio perpetrato da migliaia di pneumatici accatastati sotto i ponti, lungo strade di campagna appartate e sul fondo dei mari colpisce ogni angolo d’Italia, anche se le regioni peggiori risultano essere rispettivamente al sud Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, al centro il Lazio e nel nord il Piemonte.

E’ evidente che il problema dello smaltimento degli pneumatici esiste da sempre, ma si è fatto ancora più importante negli ultimi decenni dato l’aumento della popolazione e, soprattutto, dei veicoli circolanti. Bisogna ammettere che il primato detenuto dall’Italia in Europa non ci fa certo onore: possediamo circa 60 auto ogni 100 abitanti. Il che si traduce in circa 37 milioni di auto in circolazione, ovvero 148 milioni di pneumatici. Senza contare gli altri mezzi che viaggiano sulle nostre strade. E’ proprio per questo che dal 7 settembre 2011 è entrato in vigore il DM Ambiente 2011, n.82 (attuativo del D. Lgs. 152/2006), che ha stabilito gli estremi per lo smaltimento ed il recupero degli pneumatici fuori uso (PFU).

PFU, che cosa stabilisce il decreto

Il Decreto Legge per lo smaltimento degli PFU ha stabilito l’applicazione di un contributo obbligatorio a carico degli utenti finali, cioè di coloro che acquistano le gomme nuove.
Tre sono gli obiettivi più importanti che si vogliono raggiungere in questa maniera:
1) garantire la gestione dello smaltimento degli PFU a favore dell’ambiente
2) combattere le discariche abusive
3) favorire la trasformazione degli PFU in energia e materiali

I contributi per lo smaltimento vengono pagati anticipatamente da chi acquista gli pneumatici ai rivenditori che, a loro volta, lo hanno pagato alle case produttrici che, a loro volta, lo verseranno ai consorzi creati appositamente per raccogliere i fondi PFU e provvedere alla corretta gestione dello smaltimento, evitando la dispersione degli PFU nelle discariche abusive.

Ma quanto si paga? Dipende dai consorzi, ma il costo attuale del contributo PFU varia in base al tipo e peso del pneumatico. Per le auto, la cifra si aggira intorno ai 2,35-2,90 Euro + IVA. Per le moto è all’incirca la metà. Decisamente più importante il contributo per i mezzi pesanti.

Sia che si siano acquistati gli pneumatici online o presso un rivenditore tradizionale, occorre consegnare gli pneumatici fuori uso ai gommisti da cui, gratuitamente, saranno consegnati ai consorzi creati per gestire il processo di smaltimento.

Della raccolta dei copertoni usurati si occupano vari consorzi, il più importante dei quali si chiama Ecopneus, una società senza scopo di lucro nata per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e
il recupero finale dei Pneumatici Fuori Uso (PFU) in Italia. Tra i soci fondatori, aziende come Bridgestone, Continental, Goodyear Dunlop, Marangoni, Michelin e Pirelli e da solo copre più dell’80% del mercato nazionale.

Dove finiscono le gomme fuori uso?

Una volta andato a buon fine il recupero degli PFU, il destino della gomma è il riciclo per la produzione di energia oppure di nuovo materiale. Nel primo caso, gli pneumatici vanno ad alimentare i forni dei cementifici o finiscono nelle centrali per la produzione di energia elettrica. Nel secondo caso, vengono trasformati in polvere o granuli e reimpiegati per la produzione di attrezzature sportive o di particolari pavimentazioni con proprietà antiscivolo e fonoassorbenti, ma anche oggetti da ufficio come tappetini per il mouse oppure gomma riciclata per il rovescio dei tappeti. Lo vediamo in dettaglio nel paragrafo successivo.

Come possono essere riutilizzati i PFU?

PFU

Ogni anno nel nostro paese giungono a fine vita circa 350.000 tonnellate di pneumatici per auto, autocarri, moto, mezzi industriali e agricoli. Un tipo di rifiuto che ha un pesantissimo impatto ambientale. La normativa europea vieta dal 2003 lo smaltimento in discarica per le gomme intere e dal 2006 anche di quelle triturate. Per fortuna esistono alternative virtuose per lo smaltimento degli pneumatici fuori uso (PFU). Eccole in sintesi:

Dopo essere stati staccati dagli autoveicoli, i PFU vengono raccolti e portati presso centri di smistamento, triturati di varie dimensioni e tipologia, a seconda delle destinazioni d’uso previste: cippato di gomma (dimensioni 20-50 mm), granulato di gomma (0,8-20 mm), polverino di gomma (< 0,8 mm). Le applicazioni dei materiali derivanti dai processi di lavorazione dei PFU, spaziano in campi diversi:

* per attività sportive (campi da calcio, piste da atletica, campi da pallacanestro e pallavolo, pavimentazioni per sport equestri); asfalti stradali con bitume modificato per la realizzazione di strade che durano di più, resistenti alle intemperie, meno rumorose, più drenanti in caso di pioggia; cordoli, spartitraffico, rallentatori e delimitatori di corsie nelle nostre città cui si aggiungono rivestimenti di protezione per fioriere, rotatorie e aiuole spartitraffico; materiali isolanti impiegati in edilizia per l’isolamento termico ed acustico di pareti, solai e pavimenti;

* utilizzo come combustibili per i cementifici (concesso solo in percentuale minima nel nostro Paese, ma molto utilizzato in nazioni come il Marocco che infatti importano pneumatici usati dall’Italia). In questo tipo di impianti si superano i 1000 °C (ben più di un normale inceneritore) e le gomme bruciano fino a ridursi nei componenti essenziali (come il ferro), che vengono assorbiti dal cemento. L’alta concentrazione di ossigeno impedisce la produzione di emissioni nocive. Per quanto riguarda gli pneumatici rigenerati, essi non derivano dagli PFU, ma sono copertoni il cui battistrada usurato è stato asportato e sostituito con materiale nuovo.

La fase del trattamento dei pneumatici usurati ha un lieve impatto ambientale, che però non è neppure la decima parte dei danni all’ambiente che essi procurano durante la fase di utilizzo: per questo l’UE sta insistendo su normative che inducano i produttori e sfornare pneumatici sempre più resistenti all’usura, che producono meno attrito sul terreno (ovvero si lavora sul fenomeno della resistenza al rotolamento in modo da consumare meno carburante) e che riducano la rumorosità e lo spazio di frenata. Per questo esiste l’etichetta degli pneumatici.

5 commenti su “Qualche chiarimento su PFU e contributo pneumatici fuori uso”
  1. Andrea ha detto:

    ..ma quanta furbizia..in un mondo in cui per risparmiare si tende a comprare su internet, viene messa questa ennesima inutile stupida tassa che nn fa altro che ottenere il contrario dei risultati..mi spiego meglio x’ l’intelligenza sembra poca!
    Allora, io compro gli pneumatici su internet, e mi viene aggiunta la tassa di smaltimento..poi, vado dal gommista che, giustamente, dovrà effettivamente smaltire materialmente gli pneumatici, e a sua volta mi chiede di pagare un’altra volta la tassa di smaltimento.. MA COMPLIMENTI!!!..MA CHE GENI!..sapete cosa è più probabile? che un povero cristo disoccupato che nn potrebbe permettersi un treno di gomme, x risparmiare le compra su internet, dove è obbligato a pagare la tassa a vuoto e a un venditore che nn ha proprio nulla da smaltire, poi cambia le gomme e le usate se le carica in macchina per nn pagare una seconda volta lo smaltimento, dopo di che se ne libera più di prima in discariche abusive o sul ciglio della strada! Risultato…lo stato si intasca i suoi bei soldini, e le discariche abusive aumentano!!!
    UN GRANDISSIMO APPLAUSO ALLO STATO ITALIANO CHE RIESCE A DISTINGUERSI SEMPRE IN EUROPA E NEL MONDO..BEL PAESE..SÌ, BEL PAESE……………

  2. Stefano ha detto:

    Essattamente come dice Andrea, comprato oggi le gomme online e pagato PFU, quindi se il mio gommista, giustamente, mi richiede il contributo non glielo pago (avendolo gia pagato) e vado cosi a buttarle nel cassonetto, se poi qualcuno mi scopre gli faccio vedere la fattura…. 3°mondo…

  3. Antonio ha detto:

    E’ questa la novità, il contributo sia paga all’acquisto e non bisogna quindi pagarlo al gommista che non che nel versare gli pneumatici non paga nulla,quindi se vi chiede il contributo è lui ad essere disonesto. Io invece trovo la legge molto intelligente perchè evita che gommisti disonesti prendano il contributo dai clienti e poi vadano a versare le gomme in discariche abusive.

  4. aldo ha detto:

    Il gommista monta gli pneumatici nuovi e ritira quelli fuori uso per poi effettuarne lo smaltimento, quindi è a lui che andrebbe versato il contributo previsto dal DM 11/4/2011 n. 82 e non all’azienda (on line o sul territorio) da cui l’utente li acquista, la quale vende pneumatici ma non smaltisce quelli usati dell’utente a cui ha venduto i nuovi.
    Così potrebbe funzionare meglio.
    Saluti.
    Aldo

  5. Marco Scarcia ha detto:

    Grandioso!!!!!
    Pago il PFU quando acquisto i pneumatici online;
    Pago il PFU al gommista che me le monta;
    Dulcis… In fundo…. Le gomme usate sono nel mio garage perché invernali e sono ancora al 60% ma non posso circolarci nelle stagioni estive!!!!
    Questa secondo voi è ecologia? Riciclo?
    Complimenti!!!!


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