Parco Nazionale della Sila: significativo scrigno di biodiversità in Italia
Di NicolettaUna delle realtà più interessanti del nostro paese dal punto di vista ecologico è sicuramente il Parco della Sila, in Calabria. I romani lo chiamavano Silva Brutia e per millenni è stato un’inesauribile riserva di legno per la penisola. Nel secolo scorso i tagli selvaggi avevano dimezzato il patrimonio arboreo, ma da quando l’ente del Parco nazionale ha permesso ai proprietari dei terreni di raccogliere soltanto gli alberi caduti naturalmente, è stato riconquistato l’80% dei 70.000 ettari di area protetta. E così oggi in Italia la Sila ha il primato delle fustaie, ovvero dei boschi naturali.
Il paesaggio della Sila è a prima vista molto simile a quello delle foreste delle Alpi o del nord dell’Europa, ma in realtà il suo sottobosco è popolato di piante tipiche dei climi caldi, tra cui oltre 50 specie di orchidee e le felci aquiline. La straordinaria biodiversità animale e vegetale della Sila è diretta conseguenza del melting pot climatico che deriva da una doppia esposizione a venti e precipitazioni provenienti dal versante tirrenico e da quello ionico . Molto variegata anche la fauna: qui si trovano caprioli, gatti selvatici, lupi (a differenza di altre zone d’Italia, da qui non sono mai scomparsi), falchi pescatori.
Il manto verde è alimentato da migliaia di sorgenti, ma l’ecosistema ricco e pulito della Sila alla base ha sempre le piante: gran parte del patrimonio arboreo è costituito dal laricio, la varietà di pino locale che fornisce una resina molto speciale: la pece, quella che un tempo si usava per impermeabilizzare le navi.
Il pino laricio può essere anche molto longevo: esiste nel parco anche la riserva dei giganti di Fallistro, enormi pini larici vecchi di circa 5 secoli alti fino a 45 metri e con un diametro di almeno 1,5 metri. E’ in progetto la loro acquisizione e tutela da parte del Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI).
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