L’autarchia verde: l’Italia ha già fatto un esperimento di sostenibilità
Di Daniele GrattieriMentre, tra lo sgomento globale per la catastrofe nucleare giapponese, gli esperti si interrogano sull’opportunità e la sicurezza del nucleare e gli ambientalisti premono per un’accelerazione al processo di riconversione verso le energie rinnovabili, esce, dalla penna di Marino Ruzzenenti e per i tipi di Jaca Book un volume estremamente interessante. Si intitola L’autarchia verde – Un involontario laboratorio della green economy, ed è il lavoro molto serio di uno storico dell’industria che esamina la storia dell’autarchia negli 20-30, quando l’Italia si trovava in piena penuria per le sanzioni militari di energia di ogni genere e in qualche modo il paese dovette fare un esperimento di “sostenibilità” ante litteram.
Evitare gli sprechi, risparmiare energia, riciclare i rifiuti al 100%, tutelare e valorizzare il suolo, attenersi a una dieta con poche proteine e grassi animali, vestirsi con tessuti naturali, preferire la bioedilizia, produrre energia rinnovabile, creare città adatte agli spostamenti in bicicletta. Non sono proprio delle “novità” quelle dell’odierna green economy, ma idee parzialmente progettate o realizzate durante il periodo del fascismo.
Lo stesso avvenne in altri paesi, ma il caso italiano risulta particolarmente interessante perché, allora come oggi l’Italia era praticamente priva di combustibili fossili. Ovviamente il libro non è un tentativo di rilancio dell’ideologia fascista, ma uno stimolo a prendere qualcosa di buono da un percorso – guarda caso – già esplorato in passato nel nostro paese.
Commenta o partecipa alla discussione