L’alto costo dei parcheggi gratuiti
Di Daniele GrattieriGli spunti per questa riflessione ci vengono dal saggio di Donald Shoup intitolato The High Cost of Free Parking (cliccando il link potete leggerne un estratto gratuito – in lingua inglese). L’autore è docente di Urbanistica presso la University of California at Los Angeles e specializzato sull’argomento dei parcheggi.
L’affermazione che dà il titolo al libro sembra un paradosso, pur essendo riferita a una realtà molto diversa dalla nostra, quella statunitense, dove si stima che per ogni abitante abbia a disposizione ben 8 posti auto gratuiti e da decenni a questa parte per ogni nuovo edificio costruito la legge impone la presenza di un parcheggio adiacente in proporzione ben definita, che di solito occupa almeno la stessa superficie della costruzione ma può essere anche superiore se si tratta di negozi o centri commerciali. Anche in Italia è tuttavia vigente l’articolo 18 della legge 765/1967, che prescrive per i fabbricati di nuova costruzione, «la destinazione obbligatoria di appositi spazi e parcheggi in misura proporzionale alla cubatura totale dell’edificio».
Comunque, se chiedete a chiunque di dare una definizione di “città a misura d’uomo”, sicuramente citerà qualità come: l’aria pulita, le case a buon prezzo, molto verde urbano e molti parcheggi gratuiti. Gli urbanisti sanno che le esigenze riguardanti il parcheggio costituiscono un legame cruciale tra i trasporti e l’uso del suolo. Tutte le nuove aree di parcheggio gratuito che vengono stabilite o mantenute tali creano molte conseguenze indesiderate, ma non imprevedibili. In primo luogo fanno salire i costi abitativi e diminuire la densità degli abitanti. In altre parole: si può costruire un minor numero di case – e saranno più costose.
In secondo luogo, l’eventuale abbondanza di parcheggi gratuiti incoraggia l’utilizzo dei mezzi privati invece di quelli pubblici, con conseguente aumento del traffico, peggioramento della qualità dell’aria e pessimi effetti sulla salute. Produce inoltre lo sviluppo delle nuove città su vaste aree dove è difficile recarsi a piedi al lavoro o a fare compere, promuovendo l’uso delle auto.
Donald Shoup usa una metafora efficace per indicare l’uso dissennato dei parcheggi gratuiti: è come il salasso, che in passato veniva considerato una terapia medica ma in realtà era (quasi in ogni caso) soltanto un indebolimento del paziente stesso. Il costo zero di un parcheggio non significa che non si paga nulla: il prezzo viene pagato ad esempio nei prezzi più alti degli appartamenti o con un rincaro degli articoli acquistati nel negozio che offre parcheggio gratuito (ma ha dovuto investire denaro per avere un parcheggio). Shoup propone la trasformazione di molti degli attuali parcheggi in aree verdi e in aree ad alta densità abitativa, che ricostruiscano la conformazione delle città “storiche”, dove tutto era compatto, comodo, raggiungibile a piedi.
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Non ci avevo mai pensato. Interessante!