La rinascita della Val Bormida dopo la chiusura dell’ACNA di Cengio
Di NicolettaValle Bormida PULITA: con questo slogan gli abitanti del territorio solcato dall’omonimo fiume ai confini tra Basso Piemonte e Liguria (province di Asti, Alessandria e Savona) hanno lottato per oltre un decennio, fino a ottenere la chiusura del grande impianto chimico dell’ACNA di Cengio. Un’azienda che esisteva da oltre un secolo e che, producendo vernici, coloranti e pigmenti, continuava a riversare sostanze tossiche nel fiume Bormida e nell’ambiente.
Ai tempi si diceva che era in gioco il futuro dell’industria chimica nazionale, ma la popolazione doveva subire sulla sua pelle i danni del mancato rispetto ambientale, con alto tasso di malattie tumorali, aria irrespirabile per l’odore dei fenoli sversati nel fiume e via discorrendo.
Gli anni di lotta contro l’ACNA sono stati raccontati dal giornalista Ginetto Pellerino nel libro Acna: gli anni della lotta. Nel 1999 la fabbrica fu chiusa, gli impianti tombati e l’area gradualmente bonificata con la rimozione dei rifiuti tossici – stoccati in vecchie miniere di sale dell’ex Germania orientale. Oggi il fiume è biologicamente vivo, ricco di pesci e uccelli acquatici.
Come è cambiato il territorio in questi anni?
Hanno ricevuto impulso e nuova dignità l’agricoltura e l’industria agroalimentare. Specialmente la coltivazione delle nocciole (trasformate in dolci e biscotti, mentre i gusci e gli scarti della potatura sono usati come combustibile) e della vite (sui terrazzamenti si producono anche dolcetto e chardonnay biologici). Numerosi allevamenti di capre forniscono la materia prima per la produzione della famosa robiola di Roccaverano e altri squisiti tomini. Va forte anche l’agriturismo, che attira soprattutto clienti dal Nordeuropa (Germania, Svizzera, Olanda, Belgio, Inghilterra), amanti del buon cibo e affascinati dai paesaggi della zona.
Da un anno a questa parte è stato avviato il Progetto Fiume, per la promozione ambientale ed economica della vallata. Grazie ai fondi della regione Piemonte e dell’UE, si sta lavorando per la diffusione della banda larga che potrebbe attirare abitanti e in investimenti in una delle zone più spopolate d’Italia. Si sta anche progettando lo sviluppo della filiera corta bosco-legna-energia, grazie alla quale ogni abitazione potrebbe diventare autonoma nel generare energia elettrica, calore per il riscaldamento e acqua calda utilizzando il materiale recuperato dalla manutenzione di terrazzamenti e del fiume.
Quello della Val Bormida è uno dei pochi esempi di lotta ambientale vinta nel nostro Paese: un esempio di riscatto il cui valore dovrebbe essere colto e imitato anche altrove.
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Non si tratta di un esempio uguale, però ho notato che, in generale, la riqualifica del territorio è un obiettivo perseguito da molte realtà in tutto il territorio nazionale.
Per esempio, vicino a dove abito io (provincia di Pisa) avvieranno un progetto per la riqualificazione dei fondi rustici, in sostanza non so quanti ettari di terreno più 40 casali. Un esempio di quello che potrebbe essere definito uno sviluppo dal basso.