La natura si vendica: il mare “restituisce” i rifiuti
Di Adriano PistilliIl mare è una delle risorse più importanti al mondo, disgraziatamente nel corso degli anni i nostri splendidi mari sono diventati una discarica… la discarica più grande del mondo!
Il mare è una risorsa da tutelare: lo aveva capito il capitano Natale De Grazia, morto misteriosamente nel 1995, mentre indagava sullo smaltimento illegale di materiale radioattivo nei fondali marini.
A causa della pandemia il mare è diventato anche una discarica per le mascherine. Stendiamo un velo pietoso sul pessimo funzionamento dei depuratori e sugli scarichi abusivi di reflui non trattati direttamente nelle nostre acque.
Alcuni giorni fa il maltempo si è abbattuto sull’Italia. A Napoli, sul lungomare Caracciolo, le installazioni esterne delle pizzerie e dei ristoranti sono state danneggiate dalla forte mareggiata. Locali pieni di fango e detriti. Ulteriore batosta per i ristoratori già in crisi a causa della pandemia. In pochi hanno notato una cosa: le onde che si sono abbattute hanno portato in strada quintali di rifiuti di ogni tipo. L’asfalto è stato letteralmente ricoperto di immondizia.
Esistono però segnali di speranza: dai rifiuti marini sarà possibile produrre carburante, questo è il progetto “MarGnet, Mapping and recycling of marine litter and ghost nets on the sea-floor”.
Le plastiche e i rifiuti che inquinano i mari saranno trasformati in carburante per le imbarcazioni attraverso un processo di pirolisi a basse temperature ossia un processo chimico che decompone i materiali mediante calore e in assenza di agenti ossidanti.
In più, esiste una biotecnologia chiamata Bioremediation, ecosostenibile, efficace ed economica, per intervenire, in casi come l’incidente della nave giapponese MW Wakashio, mitigando/eliminando l’impatto degli idrocarburi sull’ecosistema marino con la rapida trasformazione dell’olio in acidi grassi idrosolubili – mono, e di trigliceridi – che diventano cibo per vari organismi.
Nonostante la dimostrata efficacia esiste grande diffidenza verso questa tecnologia rarissimamente applicata.
Desidero chiudere questo mio breve intervento citando “Acque avvelenate” di Italo Calvino che dovrebbe indurci a pensare:
“L’acqua è un elemento essenziale per la vita. Rappresenta i due terzi del peso totale dell’uomo e persino i nove decimi del peso dei vegetali. L’uomo può sopravvivere con cinque litri di acqua al giorno; alcune popolazioni nomadi della zona sahariana si sostentano in questo modo per lunghi periodi. In media però, se si considerano le necessità dell’uomo in una società moderna, il consumo medio d’acqua è di 40-50 litri al giorno per persona. A questo si deve aggiungere la necessità di acque dell’agricoltura e dell’allevamento: il che comporta, in alcuni Paesi e regioni, un consumo fino a 500 litri quotidiani per abitante. Se la concentrazione di sostanze inquinanti aumenta considerevolmente si esaurisce l’ossigeno disciolto nell’acqua e può produrre l’asfissia di un gran numero di animali acquatici”.
Adriano Pistilli
Commenta o partecipa alla discussione