Gli idrati di metano: un tampone per la crisi energetica?

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La richiesta per i combustibili fossili è solo destinata ad aumentare e con essa i prezzi di benzina ed energia. Se è vero che si può rinunciare al nucleare, è altrettanto vero che non si può fare a meno di una buona politica energetica. Purtroppo al momento il 42% dell’energia mondiale è prodotto dal carbone, il 20% dal gas. Eolico e solare al momento costituiscono solo il 2,3%, mentre il nucleare pesa ancora per il 13%.

Nell’attesa che le energie rinnovabili acquistino un pese davvero consistente, una discreta risposta potrebbe venire da estrazione e utilizzo degli idrati di metano. Che cosa sono? Si tratta di composti cristallini di colore bianco, dall’aspetto simile al ghiaccio, che si formano quando l’acqua viene a contatto con minuscole molecole gassose in presenza di due condizioni importanti: temperature vicine agli 0° C e pressioni elevate.

Grazie alla loro struttura chimica, questi composti possono immagazzinare grandi quantità di idrocarburi, soprattutto metano. Si pensi che 1 m3 di idrato può produrre ca. 160 m3 di metano e meno di 1 m3 cubo di acqua. Non stiamo ora a dilungarci in questa sede su come e in quale epoca della storia della Terra si siano formati. Sta di fatto che gli idrati di metano sono presenti su tutto il globo, principalmente sotto il permafrost in prossimità dei Poli e anche negli abissi marini, ovvero là dove esistono le due suddette condizioni favorevoli.

Per ora non è ancora stato estratto metano da queste supermolecole se non a titoli di esperimento ma gli esperti ritengono che, entro il 2015-2020, gli idrati di metano potranno divenire una nuova importante fonte energetica, probabilmente anche per gli otto-dieci decenni successivi. Ovviamente, sarà più semplice, economico e rispettoso dell’ambiente estrarli nelle zone artiche e antartiche (soprattutto di Canada e Siberia) che non dai fondali marini.

Nel frattempo, lungi dal caldeggiare un prolungato trionfo degli idrocarburi nel campo della produzione di energia, occorre continuare a “coltivare” il più possibile settore delle energie rinnovabili (possibilmente evitando tutte le mostruosità che rovinano l’ambiente e ogni speculazione finanziaria fraudolenta) e soprattutto lavorare sul campo del risparmio energetico. Questo si fa con una seria politica edilizia, che quasi sicuramente risulterà impopolare, ma potrebbe portare a risparmi consistenti di energia, anche nell’ordine del 50%.


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