Progetti per generare energia da onde e correnti marine in Italia
Di NicolettaSe si pensa che in Italia ci sono 8000 chilometri di territorio bagnato dal mare, sembra un controsenso limitarsi a catturare la forza del vento con le turbine eoliche e quella del sole con i pannelli solari per produrre energia pulita.
Occorrerebbe investire denaro in maniera significativa per sfruttare appieno la forza del mare per produrre energia elettrica come fanno da più di trent’anni a questa parte paesi come il Regno Unito, il Portogallo, la Norvegia, gli USA, il Giappone e il Canada.
Per ogni 1000 chilometri di impianti per lo sfruttamento del moto ondoso e delle correnti si potrebbe ricavare la stessa energia derivata da una centrale nucleare Epr da 1600 Megawatt, quelle che erano in progetto per l’Italia prima del referendum.
I principali vantaggi dell’utilizzo dell’energia delle maree rispetto al vento sono:
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Prevedibilità: le maree sono basate sulle fasi lunari, quindi l’energia elettrica prodotta è prevedibile a differenza del vento e di altre fonti rinnovabili che dipendono dal clima.
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Area necessaria: per produrre la stessa potenza elettrica, l’area necessaria per una turbina nell’acqua è circa 15 volte inferiore a quella necessaria per una turbina nell’aria.
Ad esempio, per produrre 1 MW di energia elettrica, una turbina nell’acqua deve avere un’area di circa 180 mq con un diametro di 15 m, mentre una turbina nell’aria ha bisogno di un’area di 2800 mq con un diametro di 60 m.
KOBOLD è stata la prima turbina al mondo ad asse verticale che sfrutta le correnti di marea dello Stretto di Messina. Fu brevettata ed installata nel 1998 in collaborazione con la società Ponte di Archimede International (ora liquidata). Le attività di sviluppo e ricerca furono compiute nell’Università di Napoli Federico II.
Il meccanismo, simile al progetto britannico chiamato Oyster, è formato da un alettone snodato fissato sul fondale a una profondità di 10 metri e sfrutta il moto delle onde per mettere in movimento dei pistoni idraulici che pompano acqua ad alta pressione in una turbina idroelettrica posta sulla terraferma.
Il modello Rewec3 (Resonant Wave Energy Converter) è in fase di realizzazione nel porto di Salerno. In questo prototipo, l’onda arriva alle pareti della diga e viene incanalata fino ad una camera d’aria dove la spinta dell’acqua comprime e decomprime l’aria nella camera che a sua volta aziona una turbina auto – rettificante, capace cioè di ruotare nello stesso verso sia quando il polmone d’aria è compresso, sia quando è decompresso.
Secondo l’Enea, soltanto dalle correnti dello Stretto di Messina si potrebbe produrre energia sufficiente per una città di due milioni di abitanti.
Il vantaggio di questo tipo di impianti è che possono essere installati su opere civili già esistenti (porti, dighe foranee, dighe frangiflutti), oltre che posati al largo delle coste.
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da piu’ di 15 anni era stata pensata una piattaforma(cassone )da ancorare sul fondo dello stretto di messina,dove vi erono delle pale che giravano a secondo la direzione della corrente.il sistema poteva alimentare di energia pulita tutta la sicilia,ma le lobby,penso che le idee in italia ce ne siano ,ma trovare l’applicabilita e difficile