Fino a che punto l’alluminio è un materiale amico dell’ambiente?

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L’alluminio viene spesso sbrigativamente promosso come una buona alternativa ecologica alla plastica in quanto interamente riciclabile, al pari di molti altri metalli. Di fatto, però, anche se l’alluminio in teoria può essere fuso e riutilizzato senza perdita di qualità, in realtà l’obiettivo non può essere sempre raggiunto. Questo principalmente perché esistono circa 450 leghe di alluminio diverse – tutte necessarie perché la presenza di altri metalli conferisce loro delle proprietà che le rendono adatte a impieghi differenti. L’alluminio con cui si fabbricano le carrozzerie delle automobili, per esempio, ha un alto contenuto di magnesio e zinco, che rendono il metallo più duro. Le lattine per bevande e le pentole da cucina, invece, hanno un alto contenuto di manganese, che rende l’alluminio più resistente al calore e durevole. Le leghe di alluminio impiegate nella costruzione degli aerei sono particolarmente elastiche. Normalmente, però tutti i tipi di alluminio finiscono nello stesso cumulo di rottami da riciclare e nel processo di riciclaggio vengono fusi insieme. Al nuovo alluminio fuso che se ne ricava deve poi essere aggiunto dell’alluminio puro in modo che possa continuare ad essere utilizzato in vari modi, di solito per applicazioni meno impegnative di quelle originarie. A ogni nuovo riciclo del metallo comunque la qualità diminuisce. Questo cosiddetto downcycling significa che col passare del tempo per quello che inizialmente era un alluminio molto versatile vi sono sempre meno applicazioni possibili. Alcune leghe contenenti molti metalli diversi addirittura sono utilizzabili solo per il 5% delle applicazioni.

Il tasso di riciclaggio potrebbe essere notevolmente migliorato da una migliore selezione delle leghe e da una progettazione dei prodotti orientata al riciclaggio. Ad esempio, come si fa in Germania, si potrebbe partire raccogliendo separatamente le lattine delle bevande.

Sostituire tutti gli imballaggi di plastica con quelli in alluminio non è sicuramente la soluzione per eccellenza. L’ideale sarebbe vedere le industrie progettare i prodotti in modo che siano più facili da riciclare – ovvero composti dal minor numero possibile di metalli. Vi sono anche ricerche volte alla messa a punto di macchinari capaci di separare le leghe di alluminio diverse tra loro finite insieme nella raccolta differenziata (sono metodi che utilizzano la fluorescenza dei raggi X, la trasmissione dei raggi X, la spettroscopia al plasma indotta dal laser e le analisi di attivazione dei neutroni). Sono anche in corso studi per ottenere l’alluminio riciclato senza fusione, al fine di centrare due obiettivi: da un lato evitare la perdita di materiale e dall’altro ridurre significativamente il consumo di energia. In questo cosiddetto riciclaggio allo stato solido, ai trucioli di alluminio viene applicata un’altissima pressione per foggiare un nuovo oggetto. In questo modo si può risparmiare fino al 93% dell’energia necessaria nel processo di riciclaggio.

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