Eternit e amianto: verso uno smaltimento sicuro grazie alla ricerca italiana
Di NicolettaL’Eternit (o cemento amianto) è il tristemente famoso materiale per l’edilizia costituito all’85% da cemento e al 15% da fibre di amianto a partire dall’inizio del 900. L’Italia è stata il cuore della produzione perché a Balangero, vicino a Torino esiste la cava più grande d’Europa di asbesto. Inizialmente molto apprezzato per la sua spiccata resistenza, è stato messo al bando nel nostro Paese nel 1992, quando si è scoperta la sua pericolosità: l’asbesto rilascia infatti delle impurezze di ferro che depositandosi negli alveoli polmonari per lunghi periodi danno vita a un’infiammazione prolungata che causa il mesotelioma pleurico e altri carcinomi polmonari.
Per questo bisogna evitare di stare nelle vicinanze dell’amianto in ogni modo, anche se l’amianto esiste in natura, ad esempio all’interno di pietre come le ofioliti, che levigate non sono dannose, ma pure lo contengono.
Mai provare a rimuovere da soli un materiale che potrebbe contenere amianto. Sul sito del Ministero della Salute si trova un elenco di laboratori autorizzati alle analisi. Dopo aver prelevato un campione con molta attenzione, per una cifra modica si ottiene il responso – se il materiale contiene o meno amianto. Sullo stesso sito del Ministero si trova anche un elenco di aziende autorizzate alla rimozione e allo smaltimento.
L’amianto rimosso finisce però in discarica oppure viene esportato all’estero (per via dei costi minori). Resta comunque un prodotto pericoloso e un problema per i posteri, poiché la discarica può si deteriorarsi e dare infiltrazioni.
Ci sono però buone notizie: il laboratorio dell’Università di Bologna guidato dal prof. Norberto Roveri, studia l’Eternit da circa 15 anni e ha messo a punto un metodo per scomporlo nei suoi componenti. Ha infatti brevettato un sistema relativamente semplice per trasformare l’Eternit polverizzato in qualcosa di non nocivo. Il processo è relativamente semplice: il cemento amianto viene frantumato in immersione in modo da non emettere fibre e combinato con siero di latte esausto, un rifiuto inquinante proveniente dai caseifici. La reazione chimica produce CO2 che scioglie il cemento frantumato e libera le fibre di asbesto, che restano sul fondo.
Queste fibre inserite in un reattore possono diventare un fertilizzante (che non contiene fibre e non è dannoso) e un liquido riccho di metalli, soprattutto magnesio, perfettamente utilizzabile. Inoltre si può produrre un tipo di idropittura e carbonato di calcio per l’edilizia. Nulla di quanto estratto da questi due rifiuti è nocivo.
In laboratori i risultati sono stati ampiamente confermati. Sono già partiti impianti pilota elaborano 5 tonnellate di amianto al giorno. Se i test del Ministero della Salute daranno conferma della bontà dell’operazione, in futuro non sarà più necessario immettere amianto in discarica, ma addirittura andare a ripescare il vecchio amianto nelle discariche per eliminarlo per sempre. Questo perfettamente in accordo con le direttive dell’UE che propongono di arrivare al 2020 senza più discariche né inceneritori, in quanto tutti i rifiuti saranno utilizzati per ricavarne i componenti.
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