Contro lo spreco del pane invenduto, la bread card della Caritas
Di Eleonora PittalugaIl pane è il bene più prezioso, il re della tavola dal punto di vista alimentare, senza considerare il suo immenso valore simbolico. Vedere buttare il pane nei rifiuti è una sofferenza e fa indignare chiunque abbia un minimo di sensibilità, non solo ambientale. Pensate che soltanto a Roma ogni giorno 200 quintali di pane e prodotti affini finiscono nella spazzatura. Non soltanto scartati dai privati, ma dagli scaffali delle panetterie e grandi supermercati. Sono decine e decine i camion che portano in discarica questa enorme quantità di pane – ancora perfettamente commestibile.
Panificatori e fornai sarebbero disposti a fare la loro parte: piuttosto che sprecarlo, sono disposti a regalarlo a chi ne ha bisogno. Il problema è che una legge forse poco equilibrata impone che pane, pizza e tutti i prodotti – dolci o salati – da forno che rimangono invenduti non possano essere distribuiti sotto alcuna forma il giorno seguente: devono essere buttati. Questa normativa rende assai difficoltoso qualsiasi progetto di raccolta e ridistribuzione da parte di associazioni non-profit, un’operazione che richiede un certo lasso di tempo e danneggia il prodotto.
Una proposta assai interessante arriva dalla Caritas di Roma: rilasciare a bisognosi e indigenti una bread card, ovvero una tessera del pane, con la quale queste persone possano recarsi appena prima della chiusura presso quegli esercizi in cui vi è un esubero del prodotto e ritirare gratuitamente quanto è rimasto invenduto. Le famiglie che hanno diritto alla bread card possono essere individuate attraverso i servizi sociali e centri di ascolto. Per mettere in moto questo circolo virtuoso si attende il supporto delle amministrazioni locali e l’accettazione ufficiale della grande distribuzione, mentre l’Unione Panificatori ha già anticipato la propria adesione.
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