Contro l’inquinamento acustico arriva la moda “zero decibel”
Di Eleonora PittalugaE’ incredibile come il nostro cervello sia riuscito ad abituarsi ai rumori più assordanti. Chi vive in città convive con il caotico sottofondo della giungla metropolitana: clacson e motore delle auto nel traffico, cellulari che squillano, gente che parla, urla, litiga. Non ci rendiamo neppure più conto di quanti suoni ci riempiono costantemente il cervello.
Anche se per qualcuno il chiasso è sinonimo di vita, forse anche voi siete tra quelli che provano un impellente bisogno di silenzio? Per riflettere, ragionare, raccogliere le idee. Ci sono tante strategie per combattere l’inquinamento acustico: bisogna fare uno sforzo per crearsi delle oasi di quiete in casa e in ufficio, conquistarsi degli interstizi in cui rifugiarci e concentrarci. Contro le distrazioni che riducono la nostra sensibilità (e con essa la nostra serenità), dagli Stati Uniti sta diffondendosi anche da noi la moda dello “zero decibel”, che trova la sua massima espressione nei silent party, nei mutus party, nei quiet party, nei quali l’isolamento acustico è assoluto; non si parla, al massimo si comunica tramite bigliettini.
Anche in Italia è presente l’Accademia del Silenzio, per iniziativa Duccio Demetrio (professore di Filosofia dell’educazione e di Teorie e pratiche della scrittura all’Università di Milano) e della giornalista Nicoletta Polla-Mattiot. L’accademia ha sede nella Libera università dell’autobiografia, ad Anghiari, splendido borgo in provincia di Arezzo. L’accademia crea occasioni di studio con scrittori, poeti, musicisti, pittori e incontri-dibattito con esperti di riverse discipline che raccontano prospettive, studi ed esperienze silenziose.
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