Che cos’è il deficit ecologico?

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Il discorso sul deficit ecologico è quanto mai facile da comprendere in un periodo in cui gli Stati sovrani stanno cercando di trovare un difficile bilancio economico-monetario e i cittadini ne subiscono le conseguenze. Del tutto analogo al bilancio degli Stati, anzi, molto più importante è quello delle risorse fisiche del Pianeta, dalle quali dipende l’esistenza di ognuno di noi.

Il deficit ecologico misura la differenza tra il flusso di energia e materia che servono per vivere (la quota di combustibili fossili, di cibo, di materie prime che consumiamo) e quelle che il territorio su cui viviamo produce. In quasi ogni parte del Pianeta, l’uomo ha talmente impoverito le risorse naturali da non riuscire più a vivere entro i limiti imposti dalla natura.

Una recente spending review fisica dell’area del Mediterraneo messa a punto dal Global Footprint Network (una rete di studiosi che sta elaborando questi nuovi indici fisico-economici) ha messo in luce come tutta l’area del Mare Nostrum viva “al di sopra delle sue possibilità” e come il deficit ecologico sia enormemente cresciuto negli ultimi decenni (si può vedere dal mutare dei colori nelle cartine). E questo è vero per l’Italia in maniera particolare, essendo essa un paese sovrappopolato per la sua esigua superficie. Il rapporto tra produzione e consumi nel nostro paese è oggi pari a 1:4,5, un debito che si è accresciuto nel tempo (negli anni ’70 il rapporto era di 1:3) e che fa dell’Italia un paese fragile, dipendente per il proprio benessere da ciò che arriva da fuori: l’energia e il cibo in primo luogo.

La situazione mondiale media non è incoraggiante. La pressione umana è arrivata a livelli altissimi, quasi un punto di non ritorno. L’uomo è quasi al punto di non avere più la capacità di gestire degli eventi a cascata nel momento in cui si supera questo punto critico, in cui la natura non riesce più a rigenerarsi rispetto a quello che preleviamo.

Detto questo, resta il fatto che siamo noi gli attori del cambiamento globale che stiamo provocando e dobbiamo capire non possiamo più permetterci una crescita come l’abbiamo conosciuta nei decenni passati, anche se essa sembra essere l’unica cura per l’economia degli stati. Tentare di incrementare i consumi per far crescere il PIL non fa che aggravare la situazione: bisogna proprio cambiare visione economica partendo dalla riduzione del deficit ecologico per non rischiare il tracollo: questo significa da un lato tagliare tutto ciò che superfluo e spreco, e dall’altro investire sul capitale naturale e smettere di distruggerlo.


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