Bolzano: città esemplare per la mobilità sostenibile
Di NicolettaBolzano è una città modello in Italia per le importanti scelte ambientali compiute negli ultimi decenni. Tra queste, rientra il merito di aver adottato delle misure per invogliare la cittadinanza a usare la bicicletta o a camminare (posto che si tratta di un centro urbano con le condizioni adeguate, ovvero delle dimensioni sufficientemente piccole per consentire una mobilità a piedi e in bicicletta).
La pianificazione di una rete ciclabile è partita già 30 anni fa, quando la mobilità sostenibile non era ancora “di moda”. Contestualmente è stato messo a punto un piano che prevedeva la costruzione di parcheggi interrati, con l’obiettivo di togliere le automobili dalla superficie per utilizzarla in una rete di percorsi ciclabili nella città di Bolzano e nel circondario.
Da 15 anni a questa parte, l’Amministrazione comunale ha chiesto a un’agenzia specializzata di effettuare ogni due anni un sondaggio tra la popolazione per avere sempre il polso delle esigenze realmente sentite nell’ambito della mobilità dalla cittadinanza. Quando si monitorano questi aspetti si hanno in mano degli elementi concreti per fare delle scelte, invece di lasciare scegliere “a naso” da chi amministra, spesso creando contraddizioni e ulteriori problemi.
Al momento la rete di piste ciclabile è pari a circa un terzo del totale delle strade urbane e molti cittadini utilizzano la bicicletta non per partito preso, ma semplicemente perché è più comoda dell’automobile. I dati monitorati dicono che nel giro di 15 anni gli spostamenti in automobile si sono ridotti dal 47% al 25%.
Non tutto è perfetto e si può fare ancora molto: aggiungere chilometri di piste, sistemare snodi attualmente pericolosi, ma fondamentalmente l’importante è aver creato la mentalità e andare avanti in questo senso.
Sarebbe più che auspicabile se questo modello fosse trasferito altrove, anche se in pratica non sempre è facile da attuarsi. Questo per vari motivi: le grandi dimensioni di certe città, le scelte urbanistiche fatte in passato perché molti luoghi di lavoro sono eccessivamente lontani da mezzi pubblici o piste ciclabili. Ma anche perché la ciclabilità urbana è ancora vista come folklore, così come sono percepiti come “più sfortunati” quanti utilizzano i mezzi pubblici oppure il treno invece della propria auto, oppure i “poveri” genitori che accompagnano a piedi i figli a scuola. Per iniziare progetti di piste ciclabili a costi limitatissimi si potrebbe iniziare trasformando in piste ciclabili o pedonali i percorsi delle ferrovie dismesse. Sarebbe anche opportuno che l’INAIL iniziasse a rimborsare tra gli incidenti in itinere (ovvero, di chi si reca al lavoro) anche quelli di chi si sposta in bicicletta. Siamo in un periodo cruciale in cui per problemi economici sta calando sempre più l’utilizzo dell’automobile: questo è il momento per acquisire abitudini virtuose, di abbandonare anche la pigrizia mentale che ci impedisce di studiare nuove soluzioni per gli spostamenti.
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