Bitcoin e criptovalute: qual è il loro impatto ambientale?
Di Daniele GrattieriLa blockchain, i bitcoin e le altre valute virtuali sono in circolazione ormai da oltre un decennio, ma la maggior parte di noi comuni mortali ha ancora difficoltà a capire come funzionino queste novità tecnologico-finanziarie, e ancora di più a comprendere le loro implicazioni per l’ambiente. In questo articolo cercheremo di chiarire i punti essenziali.
Che cos’è la blockchain?
In parole povere è un registro digitale condiviso tra gli utenti, in incessante crescita. In questo database decentralizzato i dati sono criptati, ovvero inaccessibili ai malintenzionati e quindi più sicuri di quanto non siano ad esempio sulla rete Internet tradizionale.
Che cosa’è il bitcoin?
È la più nota tra le criptovalute, le cui transazioni vengono registrate e fissate sulla blockchain come se fosse un vero e proprio libro mastro. Gli scambi di valuta sono in pratica un passaggio di dati cifrati – e dunque sicuri.
Dove vengono conservati i bitcoin?
In portafogli digitali chiamati wallet, che sono delle applicazioni da installare su telefono o computer. Questi software consentono di comprare bitcoin versando denaro “tradizionale” in un cosiddetto Exchange. Tra i più conosciuti di questi citiamo Bitvavo, una piattaforma estremamente intuitiva utilizzabile per ogni tipo di transazione (negoziazione, prelievo, deposito, conservazione) con e tra diverse criptovalute (non solo Bitcoin, ma anche ad esempio Ethereum, Ripple, Litecoin, Gas).
A cosa servono i bitcoin?
Si usano come forma di pagamento per gli acquisti online, oppure per essere scambiati con valute reali (dette valute fiat). In alternativa le criptovalute possono essere tenute “ferme” come prodotto di investimento e scambiate mediante il trading quando il mercato è favorevole.
Quali sono i vantaggi delle criptovalute?
I pagamenti in bitcoin di solito non sono gravati una commissione (a differenza di quanto avviene per le carte di credito), possono essere impiegati anche da chi non ha un conto in banca. Da ultimo, i pagamenti in bitcoin sono di fatto anonimi e quindi tutelano la privacy.
Qual è l’impatto delle criptovalute sull’ecosistema?
Eccoci al nocciolo della questione. La principale critica sollevata riguarda le enormi emissioni di CO2 dovute alle complesse operazioni matematiche svolte da potentissimi computer per validare le transazioni. Tali macchine lavorano infatti simultaneamente in competizione tra loro per una stessa transazione e il “vincitore” viene ripagato con altri bitcoin, in un processo chiamato in gergo mining che fa “nascere” nuova moneta da mettere in circolazione. Tutto questo hardware consuma un’altissima quantità di elettricità, che come sappiamo produce gas serra. D’altro canto è pur vero che tutta la smaterializzazione delle operazioni svolte mediante la blockchain evita molti sprechi. In un futuro in cui tutte le transazioni avvenissero online si eviterebbero infatti quanto meno:
- L’utilizzo di plastica per la stampa di carte di credito e tessere Bancomat;
- La carta, l’inchiostro e l’energia necessaria alle macchine per stampare le banconote nella zecca di stato;
- L’uso del metallo e il consumo di energia derivante dal processo di fusione per le monete;
- Il consumo di carburante e e tutti i costi di movimentazione del denaro (furgoni blindati);
- La stampa di tutta la documentazione cartacea che gli istituti di credito sono tenuti a fornire al cliente, sia sotto forma di materiale promozionale che come documenti informativi e contratti.
[Pubbliredazionale realizzato da Daniele Grattieri]
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