Biomimetica: quando la scienza imita la natura
Di NicolettaIn inglese si chiama biomimicry o biomimetics, ed è una disciplina che studia i processi biologici meccanici della natura per trovarvi l’ispirazione di soluzioni per migliorare le attività e le tecnologie umane.
Nella biomimetica animali e vegetali sono considerati modelli, misura e guide nella progettazione di oggetti e manufatti tecnici. Prendiamo ad esempio un pipistrello: è una macchina volante che usa gli insetti come carburante, si orienta mediante i suoni, rilascia un ricco fertilizzante come emissione primaria e può ripiegarsi in un astuccio compatto quando non volta. Oltre a questo è biodegradabile quando giunge alla fine vita. Un albero è in fondo un sistema idraulico che utilizza i principio della capillarità per pompare acqua dal terreno all’aria con una sola colonna. Il sistema si autoassembla, cresce nel tempo e riesce a resistere a venti fortissimi. E’ concepito per una durata di centinaia di anni, e quando muore è biodegradabile.
Tutte cose che noi diamo per scontate, ma ci troviamo di fronte a macchine complesse di gran lunga superiori a qualsiasi cosa mai costruita dagli uomini. I nostri robot possono raggiungere traguardi sorprendenti se riusciamo a combinare la saggezza della natura con le nostre capacità e conoscenze. Per questo, invece di inventare si può semplicemente imitare. Ad esempio, possiamo imparare come le foglie si puliscono da sole per mettere a punto superfici autopulenti. Invece di usare vernici chimiche aggressive, possiamo copiare il modo in cui le farfalle usano la fisica della luce e speciali tessuti per avere ali colorati. Il numero degli ingegneri, dei progettisti e degli imprenditori entusiasti della biomimetica è in continua crescita. La biomimetica è un modo di innovare cercando soluzioni sostenibili per le sfide poste davanti all’uomo grazie all’emulazione dei modelli e delle strategie che la natura implementa da milioni di anni. Come diceva Steve Jobs: “Penso che le maggiori innovazioni del XXI secolo nasceranno dall’intersezione di biologia e tecnologia. Sta iniziando una nuova era”.
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