Biocarburanti: a che punto siamo?

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biocarburanteSenza scendere nel dettaglio scientifico dello stato dell’arte dei biocarburanti, possiamo senz’altro dire che negli ultimi anni si sta lavorando alacremente per sostituire la benzina. E il prodotto più “pronto” è sicuramente l’etanolo, che può essere addizionato alla benzina in percentuale del 10-20%. Il prodotto del futuro è però il butanolo che, quando saremo in grado di produrlo, potrà essere usato direttamente nei motori che abbiamo già. Per il momento però non se ne produce ancora abbastanza.

Il problema del biodiesel è da sempre la sovrapposizione poco auspicabile con la filiera alimentare (ne abbiamo parlato in questo articolo). Ultimamente però, il gruppo Ghisolfi, secondo per importanza in Italia, ha varato uno stabilimento a Crescentino (VC) per produrre bioetanolo in maniera decisamente più green. Una bioraffineria di seconda generazione, potremmo dire. Con 250 milioni di investimento in ricerca negli ultimi 5 anni e 150 milioni di euro spesi per la costruzione degli impianti per produrre bioetanolo, esiste il primo impianto al mondo che invece di partire da materie prime che impattano su alimentazione umana o animale si basa biomasse coltivate su terreni marginali. L’intenzione è non toccare ciò che è stato coltivato, ma recupera il materiale di scarto che cresce sul terreno non fertile (né irrigato né coltivato). In Italia esistono almeno 3 milioni di ettari di terreno abbandonato: questo nuovo modo di produrre biocarburante è anche una maniera efficace per creare posti di lavoro e contrastare l’abbandono rurale.

Del resto, lo diceva anche Enrico Mattei: Se in questo paese sappiamo fare le automobili dobbiamo anche saper fare la benzina.


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