Agroscenari: come cambieranno l’agricoltura e l’alimentazione con i cambiamenti climatici
Di Eleonora PittalugaMai come ora l’argomento dei cambiamenti climatici e delle loro ripercussioni su colture e alimentazione è attuale. Il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha finanziato un progetto chiamato Agroscenari – uno studio che coinvolge studiosi universitari e centri di ricerca in ogni angolo dello Stivale: la provincia di Oristano in Sardegna, dove si praticano forme miste di agricoltura e allevamento, le colline marchigiane, simbolo della piccola realtà agricola, la Val Padana, rappresentativa delle colture finalizzate alla zootecnia e la Campania, dove si coltivano ortaggi in maniera intensiva.
Gli studi permetteranno di prevedere i cambiamenti che dobbiamo attenderci sulle colture in Italia, in uno scenario che in futuro sarà sempre più caratterizzato da un alternarsi di siccità e piogge torrenziali, oltre che di ondate di calore. I risultati dello studio permetteranno di adeguare il più possibile i sistemi agricoli, per evitare che le nuove condizioni climatiche modifichino troppo la nostra qualità di vita.
Ad esempio, si potranno adottare sistemi di irrigazione più efficaci e sostituire alcune colture attuali con altre più resistenti. Se aumenterà la siccità, occorrerà iniziare a coltivare vegetali che necessitano di minor quantità di acqua. Nella Val Padana, ricca di allevamenti, ad esempio, si potrebbe sostituire il mais, che richiede molta acqua, con l’orzo, un cereale molto meno esigente in questo senso. Purtroppo anche più costoso (almeno al momento). In ogni caso, sostituendo la farina di mais con quella di orzo nell’alimentazione dei suini, avremo carni con più salutari, perché con un miglior profilo di acidi grassi.
Con l’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, cambierà anche il metabolismo delle piante: cresceranno di più più, ma il loro profilo qualitativo sarà più scarso, nel senso che si impoverirà la composizione del seme, con una riduzione della percentuale di proteine. Nel caso del frumento, questo potrebbe tradursi in pratica in una pasta meno resistente alla cottura. Problema al quale bisognerà ovviare selezionando delle varietà di grano differenti da quelle attuali e più resistenti a concentrazioni elevate di anidride carbonica.
L’aumento delle temperature causerà problemi nella zootecnica: sopra i 30 °C e in presenza di umidità le galline non mangiano, producono meno uova e le carni si impoveriscono. Anche i maiali mangiano meno e non crescono, mentre i bovini non producono latte. In ogni caso, se a causa dei cambiamenti climatici si dovesse assistere a un impoverimento del profilo nutrizionale degli alimenti, la nostra salute non ne risentirebbe perché la nostra alimentazione è fin troppo ricca di calorie e grassi.
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