Accumulatori di energia elettrica: un rimedio contro lo spreco e una tutela per l’ambiente

Nei futuri sistemi energetici l’impatto delle energie rinnovabili avrà un’incidenza sempre più rilevante ed implicherà la crescente diffusione degli accumulatori energetici, il cui scopo è quello di conservare quell’eccesso di energia prodotta tramite risorse rinnovabili e di utilizzarla quando occorre. Il problema del costo e quindi la necessita di risparmiare in termini di costi dell’energia elettrica accomuna infatti moltissimi consumatori, orientati costantemente a mettere a confronto l’energia elettrica e le tariffe presenti sul mercato per individuare le proposta più convenienti.

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Energy & Enviromental Science, gli accumulatori di energia elettrica diventeranno presto una risposta alle esigenze della rete, perché consentiranno di stoccare diversi MWH senza il rischio di mandare fuori mercato l’energia accumulata. Un grande passo in avanti che, garantirà una notevole scorta energetica per sistemi di rete sempre più ampi e complessi. Lo studio prevede per l’Italia il maggiore impiego di sistemi di pompaggio per l’elevate potenzialità idroelettriche del Paese.

La ricerca, condotta dall’ingegnere Charles Barnharth, ha anche portato alla definizione di un parametro, definito di convenienze economica ed ambientale dei vari sistemi di accumulo, chiamato appunto ESOI: Energy stored on investment. Sebbene ci siano ancora alcuni punti oscuri e da sviluppare, come la durata e la tipologia di batterie da impiegare, di certo la scoperta rappresenta un notevole passo in avanti nello sviluppo ed integrazione delle energie rinnovabili negli attuali sistemi energetici.

Già a livello domestico, l’impiego di accumulatori di energia elettrica connessi all’energia fotovoltaica sono in Italia una realtà già nota e anche diffusa. Se poi queste scoperte fossero anche supportate da maggiori politiche incentivanti, la loro diffusione porterebbe ad elevati margini di risparmio, con soglie di risparmio comprese tra il 30 e il 70%. La scoperta potrebbe dare un’ulteriore spinta ai vari programmi di intervento europei in ambito di energie rinnovabili, con l’avvio di piani di intervento sensibili alle risorse energetiche rinnovabili nazionali.