Riscopriamo la fitoalimurgia, ovvero l’alimentazione con piante spontanee
Di NicolettaHa uno spiccato valore ambientale, ma anche economico e culinario la fitoalimurgia, ovvero la conoscenza dell’utilizzo delle specie vegetali spontanee per la nutrizione. Andare per erbe, dicevano i nostri nonni, abituati nei periodi di guerra a cercare verdure selvatiche, frutti spontanei e fiori come risorsa alimentare.
Oggi come oggi, fare lunghe passeggiate alla ricerca di erbe commestibili è un modo per restare in contatto con la natura, risparmiare denaro e anche variare i propri menù. Certo, riconoscere le piante spontanee commestibili non è impresa da tutti, ma acquistare un po’ di conoscenza in questo ambito può portare a eccellenti risultati sia in termini di gusto che di salute. Se vengono raccolti lontano da strade trafficate, fonte di inquinamento e da terreni coltivati in maniera non biologica, si tratta infatti di alimenti naturali e ricchi di sostanze nutritive perché consumati subito dopo essere stati raccolti, maturati al sole e non artificialmente.
Giusto per stuzzicarvi l’interesse, ecco alcuni esempi tratti dal volume Erbe spontanee commestibili di Riccardo Luciano e Carlo Gatti per i tipi di Araba Fenice.
* Lo spinacio di montagna, anche conosciuto come buon enrico, lamio o finta ortica è un vegetale commestibile molto ricco di ferro.
* I fiorellini violacei del comune trifoglio pratense possono essere usati per arricchire le insalate e le minestre.
* La finta acacia (ovvero, la robinia) può essere utilizzata per preparare una marmellata con le mele. In queste dosi: 500 grammi di mele cotte in poca acqua con il succo di 1 limone finché non sono completamente spappolate, con l’aggiunta di 200 grammi di zucchero e 300 grammi di petali di fiori di robinia. Tutto frullato e cotto fino a raggiungere la giusta consistenza.
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