Materiali poliaccoppiati: un problema per la raccolta differenziata
Di NicolettaQuella della raccolta differenziata è una realtà molto articolata e complessa, anche per coloro che si impegnano a fondo per il recupero corretto degli imballaggi domestici.
Per gli imballaggi monomateriale, la raccolta è più facile. Ma capita spesso di trovarsi tra le mani astucci, tubi o buste complessi, costituiti da materiali diversi: metallo, cartoncino, plastica, alluminio. Sono i cosiddetti poliaccoppiati, ovvero imballaggi che sono composti da più materiali – molto utilizzati perché in effetti permettono di conservare bene biscotti e succhi di frutta. Questo tipo di confezioni (ad esempio i Tetrapak) non sono impossibili da riciclare, ma richiedono speciali trattamenti che per il momento non sono disponibili in ogni città d’Italia. Dove questa possibilità esiste di solito l’amministrazione comunale lo comunica esplicitamente e i rifiuti devono essere lavati e gettati insieme alla carta.
E così succede spesso che, davanti ai bidoni della raccolta differenziata si vada in crisi: dove buttare l’oggetto?
Se c’è un tappo o una parte separabile interamente costituita di plastica o di cartone, questa può essere separata e gettata in quella specifica. Ma di solito rimane ancora il dubbio sul resto della confezione: in alcuni casi risolviamo il dubbio leggendo sulla confezione le indicazioni su come separare i materiali (per esempio: puoi separare il film dalla carta, rendendo i due componenti riciclabili)
Su altri articoli in commercio ci sono scritte chiare: incarto non ancora riciclabile, raccolta indifferenziata. E’ già un’indicazione chiara e onesta – ma non contribuisce a far diminuire la quantità di rifiuti non riciclabili.
Certo è che noi come acquirenti dovremmo sempre optare per involucri e confezioni concepiti fin dall’origine per essere recuperati. Il consorzio Conai sta lavorando nel dialogo con i produttori per convincerli a optare per scelte virtuose nell’ambito dell’imballaggio.
Un grosso aiuto deriverebbe da una standardizzazione degli standard di raccolta: bisognerebbe usare gli stessi colori per sacchi, cassonetti, simboli del riciclo per lo stesso materiale in tutta Italia. Le etichette ambientali sono ancora troppo numerose e diverse tra loro, tanto da confondere perfino gli addetti ai lavori. Un’etichettatura chiara, leggibile e standardizzata riuscirebbe a renderci tutti meno confusi e più efficienti. Però questo disagio può essere solo risolto da una apposita legge.
Infine: alcuni consigli sempre utili per fare chiarezza nelle aree grigie:
* dal 1 maggio 2012 anche piatti e imballaggi monouso (bicchierini del caffè, piatti e posate da picnic, bicchieri di plastica usa e getta) possono essere buttati nella plastica, purché non contengano residui di cibo e bevande;
* i contenitori composti da vetro e coperchio di metallo (ad esempio di un barattolo di marmellata), anche se vanno nello stesso sacco o cassonetto, devono essere separati nelle due parti (semplicemente svitando il tappo);
* le bottiglie di plastica devono essere schiacciate longitudinalmente e poi chiuse con il tappo in modo che rimangano sotto vuoto: il processo di recupero è automatizzato e più facile se le bottiglie sono lunghe, invece che schiacciate verticalmente su se stesse.
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E’ facile fare siti dove si parla di ecologia. Ma come vedo dopo quasi un anno, anche qui nessun consiglio é stato dato ad una richiesta alla quale spesso gli adetti comunali non sanno dare una risposta. Sono i soliti siti pagati con i soldi del contribuente italiano? Pare proprio di si !
Ho saputo che è in procinto di essere avviato un sito specializzato nel riciclo del poliaccoppiato di alluminio, con recupero dell’alluminio stesso e produzione di energia pulita…
Qui di seguito un link con i riferimenti, anche se non ho capito quando dovrebbe partire…